Stop del presidente del Senato Pietro Grasso agli 80 milioni di emendamenti della Lega sulle riforme. “Per rispettare i tempi stabiliti dal calendario dei lavori – ha detto il presidente – la presidenza è impossibilitata a vagliare nel merito l’abnorme numero di emendamenti se non al prezzo di creare un precedente che consenta di bloccare i lavori parlamentari per un tempo incalcolabile”. Polemizza la Lega mentre il Pd plaude alla scelta del presidente. Restano da esaminare, secondo la presidenza, dunque, ancora 383.500 emendamenti.Inizieranno, nel pomeriggio, le votazioni sul testo, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione il 13 ottobre. Ma sul campo restano ben 383.500 emendamenti. Perciò il governo, pur “ottimista” sul traguardo finale, si dichiara non del tutto soddisfatto dalla decisione di Grasso: “E’ stato posto un limite al sabotaggio – osserva il sottosegretario Luciano Pizzetti – ma l’ostruzionismo rimane”. “Se Berlusconi decide di votare la riforma sono contento ma se non vota per me non cambia nulla perché vinceremo”, dichiara Matteo Renzi, ribadendo tranquillità sui numeri. L’obiettivo sarà centrato: non ci sono subordinate per il premier che domani, al ritorno da New York, tratteggerà le linee di politica economica nel question time alla Camera e avvierà la fase finale del lavoro sulla legge di stabilità. Ma a Palazzo Madama governo e Pd tengono alta la guardia. Perché gli ostacoli da superare sono numerosi: dai voti segreti, che già domani, sull’articolo 1, potrebbero far gola ai “malpancisti” della stessa maggioranza, alle proposte ostruzionistiche.