Lo si potrebbe definire un perfetto incontro tra natura e tecnologia. È l’approccio che l’Enea ha adottato per neutralizzare la zanzara tigre, insetto non solo fastidioso ma soprattutto temibile per la sua capacità di trasmettere virus tropicali. Importata nel mondo occidentale dall’Asia probabilmente attraverso copertoni usati, la zanzara tigre (Aedes albopictus) negli ultimi vent’anni si è diffusa abbondantemente anche in Europa. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, le aree dei delta (quella del fiume Po e i delta del Veneto e del Friuli) e le aree fino ai 500 metri di altitudine del nord Italia sono le più infestate.L’Enea ha concesso alla startup Biovecblok lo sfruttamento del metodo biotecnologico sviluppato dai ricercatori del Centro Ricerche Casaccia per limitare la riproduzione della zanzara tigre attraverso la produzione di maschi «sterilizzanti» e questo senza ricorrere a radiazioni mutagene o manipolazioni del Dna. «Questo consentirà di condurre campagne di disinfestazione in campo, basate sul rilascio di esemplari non in grado di riprodursi», spiegano dall’Enea.«Attraverso il rilascio della nostra linea di maschi sterilizzanti – già in sperimentazione a Roma nell’ambito di una collaborazione scientifica con l’Università Sapienza – verranno abbattute le capacità riproduttive e la densità di popolazione delle zanzare così come il rischio di trasmissione all’uomo di importanti patologie quali dengue, chikungunya, Zika e febbre gialla che sempre più di frequente si affacciano alle nostre latitudini, favorite dai viaggi intercontinentali e dai cambiamenti climatici», commenta Maurizio Calvitti, della divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’Enea.In pratica, i ricercatori dell’Enea hanno introdotto nella zanzara tigre ceppi specifici del batterio Wolbachia, innocuo per l’uomo e presente in gran parte degli insetti, con un duplice effetto: le femmine manifestano un azzeramento della trasmissione del virus Zika e una riduzione a meno del 5 per cento di quella dei virus di dengue e chikungunya, mentre i maschi rendono sterili le femmine selvatiche con cui si accoppiano. L’accordo di collaborazione con Biovecblok si inquadra nell’ambito della mission Enea di trasferire alle imprese i risultati della ricerca, favorendo la competitività e la creazione di posti di lavoro.Fondata nel 2016 da 4 giovani ricercatori dell’Università di Camerino, Biovecblok si è finanziata con una campagna di crowdfunding sulla piattaforma «Backtowork24» e ha già ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui: il terzo posto al Global Social Venture Competition (World Final 2017) della Haas School of Business dell’Università di Berkeley California, la menzione speciale al Premio Marzotto 2016 ed è stata selezionata tra le 20 migliori startup italiane che hanno partecipato al programma «B-Heroes», un percorso di accelerazione per aziende italiane ad alto contenuto di innovazione, che sarà raccontato in un format televisivo.
foto e fonte corriere.it