L’Iran reagisce, missili contro basi Usa in Iraq. Salvi gli italiani

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Teheran ha fatto scattare la rappresaglia militare contro gli Stati Uniti, bombardando due basi irachene che ospitano truppe americane. Ma ha anche segnalato che la risposta, se non ci saranno ulteriori interventi di Washington, potrebbe esser stata «completata».

Le forze iraniane hanno lanciato almeno una dozzina di missili balistici contro due grandi basi in Iraq che ospitano centinaia di soldati statunitensi. Gli ordigni, in due ondate, hanno colpito nel corso della notte la base di al-Asad, nell’Ovest del Paese, e di Erbil, nel Nord. Fonti iraniane hanno alzato il numero dei missili fino a trenta.

I primi bilanci forniti da fonti iraniane parlano di almeno 80 «terroristi americani» uccisi. Ma la notizia non trova conferma né dagli Usa né da fonti indipendenti. Secondo funzionari statunitensi citati dalla Cnn non ci sarebbero invece vittime statunitensi.

Fonti irachene, che hanno stimato i missili lanciati da Teheran in 22, smentiscono ci siano vittime anche tra gli iracheni. Installazioni militari e sedi diplomatiche americane in Medio Oriente erano state messe in condizioni di massima allerta, con rafforzate misure di protezione, nelle ore precedenti proprio in previsioni di possibili, imminenti attacchi di Teheran.

L’incognita sui nuovi sviluppi
In gioco sono adesso le prossime mosse nella crisi, con la possibilità che si arresti, che lasci spazio a spiragli per una de-escalation, oppure che dia adito a nuove, drammatiche spirali belliche. L’Iran ha fatto sapere che i missili sono partiti in risposta all’uccisione del generale Qassim Soleimani da parte americana, avvenuta in Iraq la scorsa settimana. Il governo ha però suggerito che se Washington non deciderà ulteriori rappresaglie Teheran fermerà qui la sua azione.

 Il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, in particolare, ha twittato che l’Iran ha «effettuato e concluso» quella che ha definito come una «proporzionata» risposta di «autodifesa». Zarif ha aggiunto che il Paese non cerca «escalation o guerre».

Teheran ha tuttavia anche ammonito che, in caso di nuove azioni militari della Casa Bianca, è pronta ad allargare il conflitto, colpendo Israele e Paesi del Golfo alleati degli Usa. Haifa e Dubai sono stati menzionati quali potenziali obiettivi da «distruggere». Lo stesso Zarif ha precisato che «ci difenderemo da ogni aggressione».

Il leader spirituale dell’Iran, Ali Khamenei, poche ore dopo il lancio dei missili, ha parlato alla nazione affermando che Trump agisce con il fine di eliminare Hezbollah dal Libano per favorire Israele.

A Washington Donald Trump, alla notizia dell’attacco iraniano, ha riunito nel corso della notte i principali consiglieri di sicurezza nazionale. Ma al termine del vertice, in un segno almeno iniziale di cautela, non ha effettuato alcun immediato discorso alla nazione, né annunciato nuovi interventi. Si è limitato a twittare «Tutto bene, finora tutto bene», facendo ipotizzare un bilancio non tragico dell’operazione lanciata dall’Iran.

Trump parla l’8 gennaio
Ha indicato che valutazioni sono in corso e che farà una dichiarazione nella mattinata americana di mercoledì. Nei giorni scorsi Trump aveva affermato di avere pronta una lista di 52 obiettivi iraniani da colpire in risposta a eventuali attacchi di Teheran e aveva inviato nuovi bombardieri, squadre navali e diecimila soldati nella regione.

 «La dura vendetta è cominciata», ha affermato una dichiarazione della Guardia rivoluzionaria islamica rivendicando esplicitamente il lancio degli ordigni contro le basi americane in Iraq. «I missili sono chiaramente partiti dall’Iran», ha confermato il portavoce del Pentagono. Il comando della Guardia rivoluzionaria iraniana ha poi avvertito che «se gli Stati Uniti risponderanno, ci saranno più vasti attacchi».
foto e fonte ilsole24ore.com

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