A Ceccano, ridateci ossigeno! In una nota del Collettivo Ceccano 2030

alberi secchi ceccano

 Il Comune ha appena ricevuto ingenti fondi per “accrescere il pregio ambientale e forestale nell’agro di Ceccano”, mentre continuano a seccarsi le piante a Passo del Cardinale e nella rinnovata Piazza Mancini, senza il minimo intervento dell’amministrazione comunale, senza una reale azione di contrasto al nulla cosmico da parte della minoranza consiliare, con conseguenze molto costose a livello ambientale, sanitario ed economico. Infatti,  le aree verdi urbane rappresentano una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita in città, ma possono migliorarne l’esistenza solo se non concepite come decoro ma come vera e propria infrastruttura strategica per la sostenibilità e la vita quotidiana dei cittadini. Gli spazi verdi possono contribuire a “curare i mali” che affliggono le città e i suoi abitanti poiché forniscono servizi ecosistemici importanti come lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di carbonio, l’assorbimento di contaminanti, la pulizia dell’aria e la mitigazione delle temperature. Inoltre, il verde urbano: riduce i danni delle bombe d’acqua attraverso la de-impermeabilizzazione del suolo; mitiga gli effetti degli eventi estremi meteorologici; il deflusso delle acque piovane migliora l’infiltrazione, rimuove gli inquinanti, attenua gli effetti del  grande aumento termico legato alla riduzione della circolazione dell’aria denominata “isola di calore” e riduce il consumo di aria condizionata; poi, creare infrastrutture verdi è strategico per abbattere l’inquinamento acustico e contribuisce a filtrare le acque, riducendo la diffusione degli inquinanti nei suoli e nei corsi d’acqua; spazi verdi di mitigazione e piante antismog riducono l’inquinamento atmosferico da particolato. A questo scopo, si potrebbe subito intervenire a Ceccano, a costo irrisorio, attraverso la creazione di parchi urbani (come si sarebbe potuto fare in Piazza Mancini), orti comunitari, piante antismog diffuse in città, spartitraffico verdi e “micro-foreste” in città (come quelle che si sarebbero potute creare a Passo del Cardinale e in Via Falcone); in realtà, sarebbe bastato destinare i fondi per l’operazione di greenwashing chiamata “Greenland” per migliorare i servizi comunali alle aree di verde urbano, impiegare meglio le risorse destinate alla “bonifica epocale” del Belvedere e scegliere oculatamente le piante da acquistare coi fondi del progetto regionale “OSSIGENO”, e piantumarle nelle zone cittadine adatte, per vedere già realizzato quanto qui esposto. E ci auguriamo che almeno  il recente finanziamento venga ben impiegato. L’indiscutibile ruolo positivo svolto dal verde urbano dipende dalla struttura, dalla composizione e dalla distribuzione della vegetazione, e  dai criteri pianificatori e gestionali adottati per ottenerne i benefici. Il verde urbano, in quanto complesso risultato dell’azione cumulativa ed equilibrata di una serie di fattori, presuppone l’applicazione di alcuni parametri irrinunciabili: una scelta oculata e competente del materiale di piantagione, ad elevato potenziale (quota d’inquinanti rimossi dalla vegetazione, % miglioramento della qualità dell’aria, effetto sull’efficienza energetica nella zona, etc.) ma anche di tecniche colturali che influiscono sul miglioramento della struttura, ne aumentano la disponibilità idrica e l’attività microbica utile del terreno, ovvero le premesse tecnico-agronomiche per assicurare la riuscita dell’impianto. Perciò, è fondamentale realizzare un piano di manutenzione del verde insieme a un adeguato piano annuale di gestione e monitoraggio, per evitare che piccoli o grandi investimenti finiscano con la morte delle piante. Piantare alberi è un’azione fondamentale ma non sufficiente. È cruciale pianificare la sopravvivenza di questi alberi. Per farlo serve una selezione accurata delle specie da piantare, adatte alle condizioni locali di clima, suolo e disponibilità d’acqua, oltre che resistenti alle minacce ambientali. È fondamentale evitare le monocolture, scegliendo una molteplicità di specie in grado di aumentare la resilienza degli ecosistemi a malattie e parassiti. Infine, serve un accurato piano di monitoraggio, per valutare crescita e sopravvivenza delle piante, e di gestione. Soprattutto all’inizio le piante hanno bisogno di cure adeguate, come irrigazione e protezione contro gli animali. È una visione a lungo termine che spesso manca nelle iniziative di riforestazione, iniziative che a Ceccano sono state recentemente usate solo come spot elettorali. Difatti, in assenza di cura, oltre allo spreco di fondi economici si rischia di causare un danno ambientale diretto: i progetti di riforestazione hanno un impatto iniziale di emissione di carbonio, che con la morte dopo poco tempo delle piante non verrebbe compensato,  perché la morte stessa delle piante produce il rilascio del carbonio già immagazzinato con un impatto negativo per sostenibilità ambientale e salute pubblica. A Ceccano, ridateci ossigeno: il tempo per dare vita a un’idea alternativa di città è ora, il futuro comincia adesso!

comunicato stampa

 

 

 

 

 

 

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