È un tumore aggressivo, letale, difficile da diagnosticare in fase precoce. Nel 2020 colpirà a livello globale 418mila persone e diventerà la seconda causa di morte per cancro in Europa. Il tumore del pancreas è in aumento in tutto il mondo e in Italia negli ultimi cinque anni il numero di casi è cresciuto del 18% tanto che nel 2016 vi saranno 13.500 nuove diagnosi. I sintomi sono generali, difficili da decifrare e così quando la diagnosi arriva è spesso troppo tardi anche per la chirurgia. Per il momento, diventa quindi fondamentale cercare di ridurre il rischio di sviluppare la malattia, adottando uno stile di vita sano e prestando attenzione all’alimentazione. La prevenzione primaria e l’attenzione ai sintomi sono fondamentali e per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica si celebra oggi la Giornata Mondiale del tumore del pancreas. Scarsa attività fisica, alimentazione ricca di grassi e zuccheri e chili di troppo sono tutti fattori di rischio sui quali ciascuno di noi può agire per allontanare il rischio di ammalarsi: «Evidenze indirette mostrano che l’obesità aumenta del 12% il rischio di questa malattia» spiega il professor Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). «Andrebbe quindi limitato il consumo di alcune sostanze, come i grassi e gli zuccheri, che agiscono su meccanismi che facilitano la patogenesi del cancro». Il pancreas, organo a forma di pera situato nell’addome tra lo stomaco e la colonna vertebrale, produce diversi ormoni molto importanti, come l’insulina, e vari enzimi che consentono la digestione da parte dell’intestino. Le conoscenze su questa neoplasia, però, sono ancora piuttosto limitate. Inoltre, spiega l’oncologo, «a causa della non specificità dei sintomi, circa il 20% dei casi è diagnosticato in stadi iniziali cioè quando possiamo intervenire con una chirurgia ad intento curativo». I campanelli d’allarme che potrebbero suggerire un tumore del pancreas, sono piuttosto vaghi e compaiono solo quando il tumore ha già iniziato a diffondersio ha bloccato i dotti biliari. Si va dall’inappetenza, perdita di peso, ittero improvviso (segnale di un tumore in crescita vicino ad un dotto biliare), dolore all’addome e in alcuni casi diabete (a causa dell’incapacità delle cellule malate di produrre insulina). La chirurgia è l’intervento più efficace per un tumore così aggressivo, ma «solo un paziente su cinque è operabile alla diagnosi. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per tutti gli stadi è di poco superiore al 7%, valore più alto della media europea ma comunque molto basso», puntualizza il professor Pinto per il quale per poter affinare al meglio le armi contro questa neoplasia servirebbero dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) adeguati, dove team multidisciplinari composti da chirurghi, oncologi, radioterapisti, patologi e radiologi garantiscano la presa in carico del paziente, e che garantiscano volumi, tecnologie e professionalità adeguate. «Questi PDTA renderebbero possibili la collaborazione e la condivisione delle competenze e diventerebbero punti di riferimento importanti all’interno di reti oncologiche regionali». Anche a causa dell’inappetenza e dei problemi gastrointestinali legati alla malattia e al trattamento chemioterapico, la malnutrizione interessa l’80% dei pazienti. Per questo è stato redatto (col contributo di Celgene) e verrà distribuito in occasione della Giornata un opuscolo ricco di ricette Cooking Comfort Care la nutrizione per la lotta contro il tumore del pancreas. Inoltre, ad ulteriore conferma dell’importanza dell’alimentazione, insieme all’AIOM e alla Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE), la Federazione Italiana delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia (FAVO) ha elaborato una «Carta», dopo un tavolo di lavoro comune. Con le parole della dottoressa Laura Del Campo, Direttore Affari Generali Favo: «Nel documento sono stabiliti criteri scientifici fondamentali per garantire una valida comunicazione tra clinici e pazienti su un aspetto delicato ed importante delle cure oncologiche come l’alimentazione».
Foto e fonte La Stampa