Si cerca un accordo per il rinnovo contrattuale dei lavoratori del pubblico impiego, bloccato da sette anni. Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Marianna Mardia, incontra i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e precisa che l’aumento di 85 euro è medio e non minimo. E lo stesso premier, Mattero Renzi, dice che il governo è pronto a chiudere. “Da chiudere prima del referendum l’unica partita aperta è quella del contratto sul pubblico impiego. Decideranno i sindacati se chiuderla o no. L’incontro credo sia oggi: vedremo se riusciremo a fare anche l’atto di indirizzo sul pubblico impiego con un aumento di 85 euro. Noi siam pronti a chiudere, ci sono le compatibilità”, ha detto Matteo Renzi a Repubblica tv. “Chiedendo 85 euro i sindacati – spiega – hanno voluto dire che il loro aumento è più alto di quello dato dal governo Renzi e io ho detto ‘bravi'”. E’ quanto si legge nell’ultima bozza di accordo sullo sblocco dei contratti nella P.a. Le parti, è scritto, “si impegnano ad individuare, con cadenza annuale, criteri e indicatori al fine di misurare l’efficacia delle prestazioni delle amministrazioni e la loro produttività collettiva con misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”.Il nuovo contratto punterà sul welfare, ricalcando quel che accade nel privato, dove il rinnovo dei metalmeccanici detta la linea. C’è infatti un’apertura sui fondi pensione e sulla possibilità di estendere la coperta anche alla sanità. Si potrebbero trovare dei meccanismi per favorirne l’adesione, dando più margini al lavoratore, che potrebbe essere interessato ad assicurazioni di diverso tipo. L’obiettivo è spingere sulla produttività, sul salario accessorio, legando i premi a target oggettivi. Sul punto le parti sono ancora a lavoro: collegare la contrattazione di secondo livello all’incremento dei tassi di presenza, come prevede la bozza iniziale dell’intesa, non è qualcosa di fattibile per una parte del sindacato. Al momento, sembrano alleggerirsi gli effetti della sentenza della Consulta, guardando alla trattativa per il pubblico impiego. Restano invece tutte aperte le questioni che toccano la riforma Madia. Sul tema torna anche il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la decisione della Corte “è un esempio di come il quadro istituzionale possa creare ostacoli non giustificati”.
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