Sinodo/Comunione ai divorziati,passa per un voto

Si valuterà caso per caso. La decisione di affidare al “discernimento” dei pastori la questione della comunione ai divorziati risposati, nella relazione finale del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, passa per un solo voto di scarto. Sono, infatti, stati 178 i sì del padri sinodali sulla questione – contenuta al paragrafo 85 della relazione finale – contro 80 no. La maggioranza qualificata dei 2/3, condizione necessaria per il passaggio della questione, era di 177 voti. Alla votazione erano presenti 265 padri su 270.Il quorum è stato raggiunto su tutti i punti della relazione finale al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia.I padri sinodali hanno scritto: “San Giovanni Paolo II ha offerto un criterio complessivo, che rimane la base per la valutazione di queste situazioni: ‘Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido'”.”È quindi compito dei presbiteri – si legge al paragrafo 85 – accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio. Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno”.Inoltre, “non si può negare che in alcune circostanze ‘l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate’ a causa di diversi condizionamenti. Di conseguenza, il giudizio su una situazione oggettiva non deve portare ad un giudizio sulla imputabilità soggettiva (Pontificio Consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000, 2a). In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi”.Alla questione dei divorziati risposati che è passata con un “consenso vicino al limite”, per dirla con il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, è dedicato anche il paragrafo 86. Scrivono i padri sinodali: “Il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere”.”Dato che nella stessa legge non c’è gradualità, questo discernimento – suggeriscono i padri – non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa”.

RISPETTO PER LE UNIONI GAY MA NO A LEGGI CHE ISTITUISCANO MATRIMONIO                                         La relazione finale del Sinodo dei Vescovi dedica il paragrafo 76 alla questione delle unioni omosessuali. Il paragrafo così come è stato formulato ha ottenuto 221 sì contro 37 no. Al paragrafo 76 scrivono i padri sinodali: “La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni”.”Nei confronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa – scrivono i padri – ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione'”.I padri chiedono di riservare “una specifica attenzione anche all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale. Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, ‘non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia’ (Ibidem). Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”.

Fonte Adnkronos

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