Quando si tratta di adolescenti, tutto ciò che riguarda il peso va affrontato con la dovuta cautela per non correre il rischio di incoraggiare un’eccessiva preoccupazione per il corpo che potrebbe favorire l’esordio di disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa o disturbi da alimentazione incontrollata). Ma allora, come prevenire l’obesità senza correre rischi?Un recente documento dell’American Academy of Pediatrics ha affrontato l’argomento, fornendo utili consigli a pediatri e genitori. La prima raccomandazione riguarda le diete dimagranti e l’argomento peso: le prime vanno scoraggiate; del peso, meglio non parlare, sia quello dei figli, che di genitori, parenti o amici, per non favorire la focalizzazione sull’immagine corporea e lasciar sottintendere che solo la magrezza è vincente. È invece importante cercare di favorire nei ragazzi una immagine corporea positiva (questa è la rappresentazione mentale che l’individuo ha del proprio corpo anche se a volte solo soggettiva). Che ragazze e ragazzi siano insoddisfatti del loro corpo è frequente ma aumentare questa insoddisfazione li mette a rischio sia di obesità sia di disturbi dell’alimentazione. Chiarisce Giuseppe Banderali, direttore Unità Operativa Complessa Pediatria, Ospedale San Paolo, Milano:«L’insoddisfazione corporea è spesso un po’ lo specchio del pensiero della società. I genitori possono fare molto, se sono di esempio in un atteggiamento salutare verso cibo e attività motoria e se evitano apprezzamenti negativi della forma fisica propria o degli altri, sottolineando invece le abilità e le doti interiori per cui sono fieri dei loro figli».E per quanto riguarda il comportamento da tenere la tavola? Il documento dell’American Academy of Pediatrics incoraggia le famiglie a parlare di sane abitudini alimentari e motorie, e consiglia ai genitori di mangiare spesso insieme ai figli, perché i pasti in famiglia rappresentano una ottima occasione per offrire un modello salutare, ma anche per interagire con loro e per cogliere subito eventuali segnali di allarme. «Ma attenzione al controllo eccessivo, — sottolinea Banderali — quello che si consiglia è di riunire la famiglia intorno al tavolo promuovendo il benessere psicologico e nutrizionale e combattendo solitudine e isolamento». «Questo documento, però, si rivolge prima di tutto ai pediatri: occorre che valutino il peso di bambini e ragazzi e il loro stile di vita e, se necessario, intervengano ma senza giudicare — ricorda Rita Tanas, pediatra endocrinologo — oggi lo stigma sul peso è forte e universalmente condiviso, spesso anche in ambito sanitario. Uno strumento che può migliorare comunicazione e relazione professionale è il “colloquio di motivazione”. Si tratta di uno stile di comunicazione, attento al linguaggio, basato sull’assoluto rispetto per la persona, progettato per suscitare o rafforzare la motivazione personale e l’impegno di chi vuole cambiare, esplorando le ragioni del cambiamento in un clima fatto di accettazione ed empatia. Quando l’obesità si affronta nel rispetto dei principi del colloquio di motivazione, non si rischia di indurre altre patologie».
Foto e fonte Cor. Sera