Non sono farmaci ma alimenti e quindi non hanno finalità di cura. Di fronte alla continua crescita nelle vendite degli integratori il ministero alla Salute sente la necessità di pubblicare un opuscolo con un decalogo sul loro utilizzo. Per la verità lo fa un po’ in sordina, sul suo sito, ma l’obiettivo sembra quello di far comprendere ai cittadini, e pure ad una parte dei medici, che non si possono riporre troppe aspettative su queste sostanze, che entrano sul mercato grazie a una procedura molto snella, praticamente inesistente se paragonata alla lunga trafila necessaria per portare in farmacia i medicinali.
Le dieci regole
“Ricorda che una dieta varia ed equilibrata fornisce, in genere, tutte le sostanze nutritive di cui l’organismo ha bisogno e che è fondamentale per tutelare e promuovere la tua salute e il tuo benessere nel contesto di uno stile di vita sano e attivo”, attacca il primo punto del decalogo. E già fa capire il taglio del documento: è inutile aiutarsi con vitamine, ferro, melatonina, curcuma, fermenti lattici se si mangia in modo bilanciato. “Di conseguenza, per poterne ricavare complessivamente un vantaggio, l’uso di un integratore alimentare per i suoi effetti nutritivi o fisiologici deve avvenire nel contesto sopra descritto e non deve mai essere dettato dalla convinzione, erronea, di poter “compensare” gli effetti negativi di comportamenti scorretti”, scrivono sempre dal ministero.Ai cittadini si chiede di controllare che gli effetti indicati in etichetta rispondano davvero alle sue esigenze, di consultare sempre il medico quando si assumono sostanze per contrastare colesterolo e pressione alti e quando si assumono anche farmaci. Al sesto punto si spiega una cosa importante: “Ricorda che un prodotto non è sicuro solo perché è “naturale” ma che, anzi, proprio per il suo profilo di attività “fisiologica”, potrebbe determinare effetti inattesi e inde-siderati in determinate condizioni”. Esiste un sistema di sorveglianza degli eventi avversi dovuti a questi prodotti, che ad esempio di recente si è mosso per studiare una serie di casi di epatite connessi all’assunzione di curcuma. E ancora, al punto 7, si ricorda che “gli integratori sono concepiti per contribuire al benessere e non per la cura di condizioni patologiche, che vanno trattate con i farmaci”. Poi c’è un invito a chi deve perdere peso, di ridurre l’apporto calorico e di fare moto, più che rivolgersi a integratori e agli sportivi di non cercare in questi prodotti un aiuto per le loro prestazioni. Alla fine c’è un suggerimento riguardo alla rete. “Gli integratori, come tanti altri prodotti, oggi sono reperibili anche al di fuori dei comuni canali commerciali, quali ad esempio la rete internet. Diffida di integratori e prodotti propagandati per proprietà ed effetti mirabolanti o come soluzioni “miracolose” dei tuoi problemi. Sul portale del Ministero della Salute (www.salute.gov.it) trovi utili informazioni sui costituenti ammessi all’impiego negli degli integratori e il Registro, che puoi consultare, in cui vengono ripotati i prodotti regolarmente notificati per l’immissione sul mercato italiano”.
I prodotti
Che gli integratori vendano moltissimo lo dicono i dati degli stessi produttori, ma lo dice anche il fatto che molte aziende farmaceutiche si siano lanciate nella produzione di questi prodotti, per i quali non è necessaria la prescrizione e sui quali si può fare pubblicità (al contrario dei farmaci). Vengono così promessi, ad esempio, miglioramenti dei dolori neuromuscolari o riduzione dell’ansia o anche di infiammazioni della prostata. Sono decine gli integratori nati per questo problema, tutti contenenti la pianta serenoa repens. I prezzi, basta dare un occhiata su internet, sono importanti.
Il mercato
L’Italia è il Paese che in Europa consuma più integratori alimentari, a detta di Federsalus, che raccoglie i produttori. Da noi si realizzano il 23% del totale delle vendite di tutto il continente, contro il 13% di Germania e il 9% di Francia. Del resto si stima che siano 32 milioni, cioè la metà della popolazione, gli italiani che acquistano almeno una volta all’anno una confezione di questi prodotti. Dal 2008 al 2018 i consumi hanno totalizzato un +126%, per un mercato che l’anno scorso è giungo a 3,3 miliardi di euro. I più utilizzati sono i probiotici, seguiti da integratori di minerali, regolatori del colesterolo, prodotti per il sistema urinario, polivitaminici e minerali, tonici, antitosse, prodotti per lo stomaco. Il fatturato dei produttori in un anno è cresciuto del 7.3%, più di quello medio delle pmi (5,3%). In farmacia gli integratori sono i più venduti dopo i medicinali con ricetta. Stanno sbaragliando quindi tutti i prodotti da banco o a libera vendita. C’è chi vede dietro il loro successo anche una delle cause del calo delle vendite di prodotti omeopatici.
foto e fonte repubblica.it