Un anno fa il reparto di Malattie Infettive della provincia di Frosinone ha corso il rischio concreto di essere chiuso per carenza di medici. In questi giorni, questa allarmante possibilità, è tornata prepotentemente d’attualità. In questo periodo di ferie e di mancanza di autorizzazioni si sta riproponendo la stessa situazione di carenza di personale dello scorso anno.Eppure il reparto è all’avanguardia e negli ultimi anni è stato oggetto di lavori di ristrutturazione, con stanze a pressione negativa, videosorveglianza e monitoraggio da fare invidia ai più attrezzati ospedali della capitale. Il personale è formato con corsi di aggiornamento annuali per Aids.Nel recente passato ne è stata molto apprezzata e riconosciuta, anche ufficialmente, la professionalità e l’umanità. Il personale ha affrontato il covid nell’ultima pandemia, senza risparmiarsi mai nel solco tracciato dalla ultra trentennale lotta contro l’AIDS, con tutta una serie di iniziative e progetti di prevenzione, diagnosi e cura di tubercolosi, meningiti, epatiti.Ma cosa sta accadendo adesso? Nel reparto mancano i medici infettivologi. Negli ultimi mesi sono andati via cinque medici, per pensione o per altri problemi. Ora ne occorrerebbero almeno tre. Stabili.In questo ultimo anno l’azienda ha assunto una serie di atti deliberativi e acquistato prestazioni di medici dai Policlinici Gemelli e Umberto I. In questo modo sono stati coperti i turni, soprattutto le guardie notturne. Adesso però la Regione dovrebbe intervenire per affrontare e risolvere definitivamente il problema.Ci sono i concorsi al Sant’Andrea e qualche infettivologo potrebbe essere interessato a venire a Frosinone. Ciò senza l’approvazione della Regione non sarà possibile. A questo punto appare del tutto evidente che il reparto può essere, non solo salvato, ma anche potenziato. Ci sono tutte le condizioni.Occorre la volontà politica di farlo. La Provincia di Frosinone ha la “fortuna” di esprimere la Presidente della Commissione sanità della Regione Lazio, Alessia Savo. Tra le altre cose si tratta di una struttura sanitaria pubblica alla quale pare non sia interessato nessun privato. Insomma si può fare. Si deve fare. Basta solo volerlo fare. Nel Lazio e non in Campania come incredibilmente si legge nell’atto aziendale.
fonte Penna e Spada